Il 12 marzo 2021 sono stati pubblicati da Istat i dati sul mercato del lavoro del quarto trimestre 2020 e dell’intera annualità; sono quindi informazioni particolarmente significative per una analisi degli effetti di molti mesi di pandemia causata dal Coronavirus.
In Emilia-Romagna, a metà del 2021, si sono registrati 2,01 milioni di occupati, circa 50mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (ormai il 2020).
La media dell’intero 2020 è la sintesi delle dinamiche trimestrali del mercato del lavoro, fortemente influenzate dalla pandemia: alla crescita tendenziale dell’occupazione nel primo trimestre, segue un consistente calo del secondo trimestre che è proseguito, seppur a ritmi meno sostenuti nella seconda parte dell’anno.
Anche se rispetto al 2020 le persone che lavorano sono 44mila in meno.
Il tasso di disoccupazione è del 5,5%, leggermente più alto del 2019 (4,7%) ma di gran lunga più basso della media italiana del 9,6%.
Il tasso di occupazione pari al 69,3%, contro il 58,2% della media nazionale.
In crescita anche l’occupazione femminile: le donne al lavoro sono 33mila in più rispetto al 2019.
I numeri sono stati presentati a settembre del 2021 dall’assessore al lavoro Vincenzo Colla, durante una conferenza stampa in cui è stato presentato il piano per potenziare i Centri per l’impiego:
Questa Regione dimostra ancora una volta di essere un Frecciarossa lanciato dal punto di vista delle dinamiche manifatturiere e della capacità di creare lavoro.
L’Emilia-Romagna ha infatti deciso di investire 76 milioni nei centri per l’impiego:
- due terzi della somma sono destinati agli edifici per gli uffici;
- 26,2 milioni investiti sull’incremento degli organici del personale.
L’assetto organico sarà completato nel corso del 2022.
Il piano prevede di realizzare 9 Centri per l’impiego di grandi dimensioni (con un bacino di popolazione servita superiore a 10.000 utenti e almeno 30 operatori), 15 Centri per l’impiego di medie dimensioni (tra 5.000 e 10.000 utenti e numero di operatori compreso tra un minimo di 10 a un massimo di 29 unità) e 14 centri per l’impiego di piccole dimensioni (tra 1.500 e 5.000 utenti e non più di 9 operatori).
Sono già stati approvati tre schemi di accordi con comuni che ospitano Cpi di grandi dimensioni (Modena, Bologna e Ravenna), per una spesa impegnata di 6,8 milioni.